
TRAMA
Tutto ciò che possiede l’uomo senza memoria, risvegliato dalla Tessitrice di Sogni, è il nome del macellaio del Laboratorio, chiave di volta per far luce sul proprio passato.
Sotto la nuova identità di Bardo, e con l’unica certezza di non appartenere al mondo di Neiuar, l’uomo raggiunge la capitale dei Cinque Regni in occasione della più grande celebrazione in onore dell’imperatore. Il suo cammino si incrocia con quello dell’ex prostituta bambina Althea, della principessa fuggiasca Robin e del capitano delle guardie Jason, quest’ultimo incaricato da un subdolo ministro di scovare le tracce di Robin tra gli intrighi di una corte reale ormai sprofondata in una spirale di vizio, inganni e inconfessabili segreti.
Ma qualcosa di più spaventoso sta per abbattersi sulla Festa della Devozione e sui nobili invitati giunti da tutti i Regni: un orrore strisciante, trattenuto dal mondo dei morti, si aggira nella notte come un’ombra famelica.
Il Bardo lotterà per scoprire la vera identità della sua nemesi e contrastarne il terribile progetto, ma sarà disposto a perdere se stesso e a calpestare tutto ciò che gli è caro per arrivare alla verità?

INCONTRA ALCUNI PROTAGONISTI

Straniero
Sono stanco, incredibilmente stanco. Da quando mi sono risvegliato dal sonno criogenico, gli anni mi sono scivolati addosso come sabbia, graffiandomi pelle, sentimenti e ricordi.
Pochi ricordi.
Sprazzi di una vita passata, ai quali non riesco a dare un senso, si sovrappongono in maniera caotica a quella di oggi come se il sogno della Tessitrice non avesse mai avuto fine. Immagini di navi sospese e città di metallo affiorano fugaci, per poi scomparire, inghiottite dal mare in tempesta che è la mia mente. Volti, oggetti e sensazioni lottano per emergere dal profondo dei ricordi, anche se non so dare loro una spiegazione né un nome. Allo stesso modo, quello inciso nelle piastrine di metallo che porto al collo non ha per me alcun significato. Eppure è l’unica cosa che mi lega alle mie origini e la custodisco gelosamente, come il più prezioso dei tesori.


Jason
La testa mi scoppia. Ieri sera devo aver bevuto peggio di una spugna se perfino il chiarore dell’alba che filtra dalla finestra mi dà fastidio. Ma non me ne pento: il dolore passerà e la promozione a capitano della Guardia Personale del governatore andava celebrata come si deve.
Cerco di muovermi sul letto, ma un mugugno di protesta, oltre che un peso, mi trattengono. Sollevo a fatica la testa dal cuscino e mi accorgo del corpo rannicchiatomi contro, la chioma scura e scarmigliata poggiata sul petto.
La sensazione di vuoto al basso ventre e la stanchezza alle gambe mi ricordano che la sera prima non ho festeggiato solo con il vino, ma non riesco a ricordare chi sia la donna con la quale sto dividendo le lenzuola. Ildgha? Zoey? Lanna? …? Dannazione, un giorno sbaglierò nome e mi ritroverò fuori dalla finestra prima di aver capito il perché.
Sorrido all’immagine mentre, con una mano, libero dai capelli il volto della ragazza e riconosco i tratti di Zoey, la figlia della locandiera.


Althea
Stupido. Quanto si era vantato, affermando che per violare le mura del suo palazzo non sarebbe bastato un esercito! E aveva ragione. Non sarebbe servito un esercito, ma una sola donna.
Non ci metto molto a trovare l’incavo dal quale estraggo la piccola chiave d’oro. L’oggetto brilla per un istante nel palmo della mano, come volesse salutare la mia vittoria. Il mosaico ricopre la parete opposta della stanza, uno splendido arabesco realizzato con un sorprendente numero di tessere di legno dipinto, ma rimuovo con sicurezza un preciso tassello.
Dopo lo scatto della serratura nascosta, la porticina si apre, docile davanti ai miei occhi, rivelando il prezioso contenuto.
Il tesoro di Qoryn!
Estraggo la pergamena e la nascondo all’interno della fascia stretta in vita, affrettandomi a richiudere la teca e a riporre la chiave, sperando così di ritardare il più a lungo possibile la scoperta del furto.
«Be’, tesoro, non puoi certo rimproverarmi di non averti fatto godere da morire» sbeffeggio il corpo immobile che continua a guardare il soffitto.

